Mercoledì scorso sembrava una questione di ore, rischia invece di slittare addirittura alla prossima settimana la scarcerazione di Ilaria Salis, la 39enne attivista milanese in carcere da oltre 15 mesi a Budapest con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di tre militanti neonazisti.
Il 15 maggio il tribunale di seconda istanza ungherese ha accolto il ricorso presentato dai suoi legali, concedendole dunque di lasciare il carcere di massima sicurezza di Gyorskocsi Ucta con il braccialetto elettronico e dietro il pagamento di una cauzione di 16 milioni di fiorini ungheresi, poco più di 40mila euro. Ma proprio quest’ultimo passaggio, spiegano i familiari della Salis, sta allungando la sua detenzione in carcere perché, tra festività e tempi tecnici delle banche per un bonifico in valuta diversa dall’euro, i soldi inviati giovedì scorso non sono ancora arrivati sul conto di Gyorgy Magyar, l’avvocato ungherese di Ilaria Salis, che a sua volta dovrà girarli alla Corte di giustizia di Budapest.
“Non sappiamo ancora quando uscirà, potrebbe essere nei prossimi giorni o anche la settimana prossima e venerdì potrebbe ancora essere detenuta in carcere e quindi verrà portata in aula ancora in manette e catene”, ha spiegato Roberto Salis, arrivato questa mattina nella capitale ungherese assieme alla moglie Roberta “con uno spirito molto diverso perché speriamo finalmente di poterla riabbracciare e portarla ai domiciliari”.
“Non è ancora arrivato il bonifico in Ungheria – ha aggiunto – Stiamo aspettando che questo avvenga e che ci sia un interessamento dell’ambasciata per garantire che tutti i documenti siano pronti”.
Proprio l’ambasciata italiana è stata la prima tappa del suo ennesimo viaggio a Budapest, mentre domani andrà in carcere in visita alla figlia e poi incontrerà l’avvocato Magyar, mentre i due legali italiani Eugenio Losco e Mauro Straini arriveranno giovedì. Pensavano di poter incontrare Ilaria Salis fuori dal carcere prima dell’udienza, ma difficilmente sarà così: “Io ci spero molto che possa andare in aula sulle sue gambe e libera”, ha detto Roberto Salis, ma è probabile che sarà ancora trattata come una detenuta in carcere che rischia una condanna superiore ai 10 anni, e, quindi, con manette ai polsi e catene alle caviglie.
Venerdì verranno sentite tre persone, a partire da Zoltán Tóth, vittima dell’aggressione subita il 10 febbraio 2023 da un gruppo di antifascisti di cui, secondo l’accusa, faceva parte anche Ilaria Salis. Oltre a lui, ci saranno due testimoni dello stesso episodio violento “ma tutti sono già stati sentiti e hanno dichiarato di non aver visto nulla. Ma siamo in Ungheria e non si sa mai cosa può succedere”, la considerazione di Roberto Salis.
L’uomo si aspetta di poter presto finire di fare campagna elettorale per sua figlia, candidata alle prossime europee con Avs: “Sembrerebbe che ai domiciliari avrà la possibilità di dialogo con tutti – spiega – anche se la prima cosa che deve essere fatta è tutelare la sua salute psicofisica, quindi capire le sue condizioni e vedere cosa è in grado di fare. E poi comunque sono 15 mesi che non ha contatti con l’esterno a parte il Tg ungherese che trasmette la propaganda di Orban e basta, quindi deve capire cosa è successo in tutto questo periodo”.
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