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SDR, suicidio Bancali ennesima tragedia negli istituti sardi

Carceri: SDR, suicidio Bancali ennesimo tragico documento abbandono istituti detentivi Sardegna

“Le lacrime di coccodrillo dopo il suicidio del detenuto a Sassari-Bancali non servono e neppure le giustificazioni. Il Ministro Carlo Nordio e il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo si decidano a inviare in Sardegna il Direttore della Casa Circondariale sassarese e a garantire la presenza del personale. Per quanto le ragioni suicidarie di una persona siano spesso insondabili, è certo che le condizioni di vita dentro un carcere non aiutano. La sensazione di essere abbandonati non è solo dei detenuti. Purtroppo è diventata patrimonio comune di tutti gli operatori”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme ODV” facendo notare che “a fronte di un Polo universitario, eccezione di riguardo di pochi, di cui giustamente si vantano esiti di pregio, esiste la norma del profondo disagio di molti”.
“La Sardegna – sottolinea – paga un prezzo troppo alto allo Stato mettendo a disposizione per 1000 detenuti sardi e 1200 della Penisola, 10 Istituti Penitenziari e tre Colonie Penali, che occupano un territorio di 6mila ettari. Non ottiene però altrettanta considerazione sul piano organizzativo. A Bancali mancano un Direttore stabile e un Comandante. Anche Isili non ha un Direttore stabile e quello di Cagliari-Uta si deve sobbarcare una mole di lavoro immane. La carenza di personale non riguarda solo Agenti, Ispettori e Sovrintendenti, mancano gli amministrativi e gli Educatori. Tutto questa disorganizzazione incide pesantemente sulle attività e sulla gestione delle persone private della libertà, favorendo un clima talvolta di ribellione ma più spesso di demotivazione, rassegnazione e disperazione”.
“Gli episodi suicidari sono all’ordine del giorno nelle carceri e non basta più l’uso dei medicinali psicotropi per contenerli. In Sardegna c’è un’alta percentuale di persone con problematiche psichiche che richiedono spazi alternativi. Anche a questo deve pensare il Dipartimento creando le corrette sinergie con la Regione. Il suicidio di un uomo di 52 anni, in prossimità della Pasqua non può essere un nuovo “caso” da aggiungere a un drammatico elenco. Occorre – conclude l’esponente di SDR ODV – una rivisitazione del sistema affinché ciascuna componente, compresi i detenuti e i loro familiari, possa godere dei diritti. Solo allora potremmo dire che un atto autolesionistico con estreme conseguenze non era davvero prevedibile”.
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