Rinnovabili al palo, eolico al 13% e fotovoltaico solo al 9%
La produzione lorda di energia elettrica in Sardegna si attesta sui 1.130 kilotep, dei quali il 61% viene consumato in Sardegna, il 24% circa viene esportato verso estero ed altre regioni e il 6,6% viene disperso dalle perdite di rete. Di tutta l’energia elettrica consumata all’interno del territorio regionale, il 40% è attribuibile al settore industriale, seguito dal terziario con il 29% (includendo in tale quota anche i consumi per trasporti), segue il settore domestico, che consuma il 28% del totale. E’ quanto emerge dai dati diffusi dalla Regione nel monitoraggio del Piano energetico ambientale, presentato oggi a Cagliari.
Per il 75% l’energia viene prodotta nell’Isola da fonte termoelettrica tradizionale derivante da carbone (33%) e gas naturale (34%). Il resto ha percentuali molto lontane: l’energia eolica si ferma al 13%, quella fotovoltaica al 9% e l’energia idraulica resta al 3%. La Sardegna importa energia per 14.096 kilotep (unità che misura la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo), secondo i dati riportati nel bilancio energetico relativi ai prodotti petroliferi, al carbone e alle biomasse immessi nel sistema energetico regionale attraverso i porti.
Secondo il rapporto i consumi di energia elettrica risultano diminuiti del 5% rispetto al 2018 e del 7% rispetto al 2013, soprattutto per il calo registrato negli ultimi anni nel settore terziario (-11% rispetto al 2018 ma +3% rispetto al 2013) e alla contrazione del settore industriale (-18% rispetto al 2013, ma -6% rispetto al 2018). Riduzione anche per i consumi di energia termica, diminuiti del 24% circa rispetto al 2013, in parte per le condizioni meteorologiche più favorevoli, ma anche grazie alla riduzione significativa osservata per il settore terziario (-58% circa).
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