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La Spagna approva in via definitiva la legge sull’amnistia agli indipendentisti catalani

“In politica, come nella vita, il perdono è più potente del rancore”. Così il premier spagnolo Pedro Sanchez ha commentato l’approvazione definitiva dell’amnistia per gli implicati nel processo secessionista catalano. Sanchez ha dichiarato che “oggi la Spagna è più prospera e più unita che nel 2017”, l’anno in cui fu dichiarata unilateralmente l’indipendenza nella regione, dopo il referendum secessionista. E che “la convivenza si apre la strada”.

La controversa normativa apre la strada al ritorno in Spagna dell’ex presidente Carles Puigdemont, riparato all’estero nell’ottobre 2017.

“Non è un buon giorno per la democrazia”. Lo ha affermato il leader del conservatore Partito Popolare, Alberto Nunez Feijoo, arrivando al Congresso per la seduta al Congresso. “Oggi politici graziano politici”, ha detto da parte sua il portavoce del Pp, Borja Semper. Mentre quello del Psoe, Patxi Lopez, ha sostenuto che la legge “apre un tempo nuovo di concordia perché ci sia in Catalogna un governo che si dedichi a risolvere i problemi della cittadinanza”.

Da parte sua, il portavoce parlamentare della Sinistra repubblicana catalana (Erc), Gabriel Rufian, ha affermato che, dopo l’approvazione, la normativa dovrà essere applicata dai giudici e prevede che “la via giudiziaria sarà complicata” per l’esecuzione della legge.

Per il portavoce del partito indipendentista basco EH-Bildu, Jon Inarritu, “oggi si approverà una legge eccezionale, di grande importanza, che annulla una grande ingiustizia provocata da una repressione eccessiva.” “E’ uno strumento necessario – ha aggiunto – per uno scenario migliore che tenti di risolvere il conflitto mediante la politica”. Sulla stessa linea il deputato del Partito nazionalista basco moderato (Pnv), Mikel Legarda, che ha difeso l’amnistia come “un’iniziativa politica” che non mette a rischio “né la separazione dei poteri” dello Stato, “né l’indipendenza giudiziaria, né l’uguaglianza degli spagnoli”. 

“Questa legge non è perdono né clemenza, è una vittoria. Una vittoria democratica e collettiva”. Così Miriam Noguera, la portavoce del partito indipendentista Junts per Catalogna, guidato da Carles Puigdemont, ha difeso in Aula l’approvazione dell’amnistia agli implicati nel processo secessionista catalano. “Non saremmo mai arrivati a questo estremo se lo Stato spagnolo fosse stato coerente” e non avesse “partecipato assieme al Partito Popolare alla repressione” del referendum unilaterale indipendentista, ha aggiunto. “Non siamo terroristi né delinquenti”, ha concluso fra le proteste dei deputati dell’opposizione del Pp e di Vox.

Il leader del partito dell’estrema destra Vox, Santiago Abascal, ha sostenuto nel dibattito in aula per l’approvazione della legge di amnistia che “è il peggiore atto di corruzione politica che abbiamo visto finora”. E ha rinfacciato al governo progressista di Pedro Sanchez di averla voluta per mantenersi al potere. “Non sappiamo se grazierà i suoi ministri, i suoi familiari o se Sanchez grazierà se stesso”, ha detto Abascal, che ha criticato all’esecutivo anche la crisi diplomatica con il presidente argentino Javier Milei e il riconoscimento dello Stato della Palestina, le critiche alla premier Meloni e l’invio di armi in Ucraina. 
   

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