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Vigilessa uccisa: il gip, ‘dall’indagato freddezza non comune’

Nel valutare le esigenze cautelari per Giampiero Gualandi, il giudice Domenico Truppa, che ha deciso la custodia in carcere accogliendo la richiesta del pm Stefano Dambruoso, evidenzia una “una spiccata pericolosità sociale” e il rischio di reiterazione del reato da parte dell’uomo che ha ucciso la giovane ex collega, la vigilessa Sofia Stefani.

“L’utilizzo dell’arma a fronte di soggetto che risultava disarmato esprime una particolare mancanza di controllo e di consapevolezza dell’assoluta incongruità della propria condotta”, dice il Gip.

 “Le inquietanti modalità esecutive dell’azione criminosa poste in essere da Gualandi (che denotano non comune freddezza e disarmante facilità di ricorso all’uso di arma con effetto letale) non lasciano dubbi sulla sussistenza del concreto ed attuale pericolo di reiterazione di fatti analoghi a quelli che per si sta procedendo”, aggiunge.

Il Gip sottolinea nel provvedimento anche tutte le incongruenze e gli elementi di debolezza della versione difensiva, su un fatto accidentale.

La ricostruzione del giudice viene fatta “sulla base degli atti a disposizione” di quanto avvenuto il 16 maggio: non sarebbe stato, a suo avviso, un incidente come sostenuto dall’indagato nell’interrogatorio.

Quel giorno, infatti, l’ex comandante della polizia locale è arrivato in ufficio, sapendo bene che stava per arrivare anche Stefani, la ex collega di quasi 30 anni più giovane di lui e che non accettava di concludere la relazione. Gualandi, dunque, ha ritirato l’arma dall’armeria e recuperato la scatola per la pulizia poi ritrovata sulla scrivania per predisporre una linea di difesa sul motivo della presenza della pistola (manutenzione e pulizia). 

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