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«Nessun ospedale a Manuntanas»Copagri: I terreni all´agricoltura

ALGHERO – Notizie di stampa, in relazione alle recenti e contestate delibere della Giunta Regionale del 23 febbraio, inerenti la realizzazione di nuovi ospedali, tra cui uno ad Alghero, hanno riportato la volontà di qualcuno di utilizzare a tal fine parte delle terre pubbliche regionali di Surigheddu e Mamuntanas. La tesi ha trovato la più ferma contrarietà di Copagri Nord-Sardegna che si oppone ad «un utilizzo distorto di quelle terre, dalle fortissime potenzialità produttive». «Nel momento in cui, a causa della guerra Russia-Ucraina, si pone sempre più l’accento sulla necessità di creare le condizioni di un sicuro approvvigionamento alimentare, che il ministero cambia nome per definirsi anche “della sovranità alimentare” rilevato che la Sardegna importa quasi 80% dei beni agro-alimentari, non è accettabile una destinazione d’uso diversa da quella agricola e attività collegate. Trattasi sì di beni per lo più abbandonati, ma questo non giustifica che si debba ricercare un utilizzo diverso dalla produzione agro-alimentare. Parliamo di 1.228 ettari di grande fertilità con un consistente patrimonio di fabbricati, in condizioni di degrado, la cui storia produttiva risale alla fine dell’ottocento e che impegnavano circa 600 lavoratori, Nel 1986 tali terreni sono stati acquisiti dalla Regione per essere inseriti nel “ monte pascoli “ previsto dalla legge regionale n. 44di riforma agro-pastorale e come tali in gestione dell’Ersat» le parole del presidente Paolo Ninniri.

Un lungo excursus per i terreni a pochi chilometri da Alghero che «nel 1997 sono stati poi trasferiti al “patrimonio disponibile” della Regione e affidati all’Assessorato Enti Locali. Una mozione “ trasversale del Consiglio regionale del 5 giugno 2013 impegnava la Giunta regionale alla elaborazione di un piano di valorizzazione. Nel 2017 una delibera di Giunta poneva in vendita, senza successo, la maggior parte dei terreni, escludendone alcuni concessi nel tempo, per qualche decina di ettari, alla facoltà di Agraria dell’Università, all’Istituto Zooprofilattico, all’Ente Acque e consorzio di bonifica. Nel 2018 si raggiungerà un accordo con alcuni pastori che occupavano da anni un centinaio di ha». «Più volte Copagri – riprende Paolo Ninniri – ha sollecitato le istituzioni a provvedere alla valorizzazione di questo vasto patrimonio ponendo fine allo spreco che finora lo ha caratterizzato. Rinnoviamo l’invito, questa volta alla Giunta regionale che verrà eletta a breve, a elaborare con il coinvolgimento delle forze organizzate del mondo agricolo, un piano di sviluppo, prevedendo non l’alienazione, che non ha ragion d’essere, ma l’assegnazione delle terre in affitto, per un congruo numero di anni, agli agricoltori e pastori, secondo precise direttive, preferibilmente ai giovani e a soggetti organizzati in funzione del rafforzamento di alcune filiere produttive. Inoltre la stessa Copagri Nord Sardegna propone che una parte di queste terre vengano utilizzate ad Agricoltura Sociale».

In questo ambito rientrano le attività che prevedono: l’inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l’ausilio di animali e la coltivazione delle piante; iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l’organizzazione di fattorie sociali e didattiche. La questione sarà certamente riportata nell’agenda politica in vista delle elezioni Comunali di giugno, con l’auspicio che non resti lettera morta ancora per i prossimi decenni e le prossime campagne elettorali.

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