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Atleta abusata, il pm di Siena: ‘Nessuna inosservanza del codice rosso’

Subito attivati e non c’è stata richiesta di misure cautelari “non ravvisandone i presupposti”. Così in una nota la Procura di Siena in merito alle indagini sulla presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una schermitrice avvenuta nella notte tra il 4 e 5 agosto scorsi a Chianciano. La Procura spiega di aver ricevuto la notizia di reato nel tardo pomeriggio del 5 agosto e di aver dato le prime disposizioni per le indagini nella stessa serata. Sulle misure cautelari, spiega che è una decisione di cui “se ne assume ogni responsabilità” e per la quale “è pronta a dare ogni e qualsiasi spiegazione nelle opportune sedi”. La Procura della Repubblica di Siena, inoltre, “respinge fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse ed in particolare di inosservanza delle norme sul codice rosso”.

La Procura della Repubblica di Siena “respinge fermamente le accuse di inerzia pubblicamente mosse ed in particolare di inosservanza delle norme sul codice rosso”. E’ quanto si legge nella lunga nota, firmata dal procuratore capo di Siena Andrea Boni per le indagini della presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di una atleta di scherma, che sarebbe avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto scorsi a Chianciano Terme. Nel comunicato la procura elenca l’attività investigativa e gli accertamenti svolti a partire dal “tardo pomeriggio” del 5 agosto quando i carabinieri di Chianciano, per primi, avvisano il pm di turno sulla presunta violenza subita da una minore durante un ritiro di scherma. “Analoga comunicazione, attinente allo stesso fatto, veniva inoltrata dalla Squadra mobile di Roma che provvedeva tempestivamente, in coordinamento con il predetto magistrato” a sentire “a sommarie informazioni testimoniali una persona e ad acquisire la documentazione medica presso la struttura sanitaria dove si era recata la minore”.

La nota sottolinea che “nella medesima serata del 5 agosto 2023, venivano sottoposti a sequestro due telefoni cellulari, in uso agli indagati” e venivano sentiti otto tesi, sei italiani e due tedeschi. “La stessa polizia giudiziaria provvedeva a verificare l’eventuale esistenza di telecamere di videosorveglianza ed estrapolava immagini utili alle indagini provenienti dal sistema di sicurezza pubblico”, aggiunge il comunicato. Le notizie di reato provenienti dalla pg venivano depositate il 7 agosto giorno in cui il pm provvedeva alla “tempestiva iscrizione del fascicolo ipotizzando, a carico di due soggetti maggiorenni, l’ipotesi di reato” di violenza sessuale di gruppo aggravata. Sempre il 7, spiega la procura, il magistrato delegava la Squadra mobile di Roma a sentire “la presunta persona offesa entro il termine di 3 giorni, così come previsto dalla legge”: la ragazza venne poi sentita il 9 agosto “con l’ausilio di un interprete e di un’esperta in psicologia; l’atto veniva integralmente videoregistrato”. Il 10 agosto veniva poi sequestrato il cellulare in uso alla presunta persona offesa.

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