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Barbieri al Lirico, “Rossini? innovatore e sperimentatore”

Il musicologo presenta a Cagliari Cenerentola, in scena dal 17

“La Cenerentola di Rossini rientra nei canoni del teatro musicale ottocentesco”. Con queste parole il musicologo e critico Guido Barbieri ha dato il via questa sera alla presentazione del dramma giocoso in due atti in un incontro con il pubblico nel foyer di platea del Teatro Lirico di Cagliari.
    L’opera va in scena da venerdì 17 marzo alle 20.30, secondo titolo della Stagione lirica e di balletto. Sul podio a dirigere orchestra e coro del Lirico, Jonathan Brandani. L’allestimento originale che arriva dal Theater Bonn ed attualmente è di proprietà del Lirico di Cagliari, viene presentato per la prima volta in Italia e si avvale della regia di Leo Muscato.
    Esperto di drammaturgia musicale, Barbieri, che collabora con le maggiori istituzione musicali italiane, ha messo a punto l’identità stilistica di Rossini “considerato a torto, seppur amatissimo e popolare, un grande inattuale – ha rimarcato l’esperto – gli veniva contestato il fatto che dal punto di vista formale in un’epoca in cui fiorivano in Europa geni come Schubert o Beethoven sia rimasto ancorato ai generi dell’opera del 700. Di volgere dunque più lo sguardo al passato che al futuro. In realtà – ha proseguito Barbieri – è stato un grande innovatore e sperimentatore. Il suo approccio supera il concetto di genere, anzi, li mescola ad arte e con un tocco di genio”.
    Barbieri si è quindi soffermato sulla concezione drammaturgia vocale di Rossini, su “quell’inseguire la bellezza del canto in funzione delle capacità espressive della voce con le sue straordinarie capacità di “muovere gli affetti ed emozioni”. Al pubblico presente in sala ha suggerito di leggere il libretto di Jacopo Ferretti, uno tra i più belli mai scritti per un’opera con tutte le raffinatezze di una scrittura costellata di onomatopee e ricercatezze linguistiche. “Ispirato a una serie di fonti letterarie, tra cui la più celebre fiaba di Perrault, La Cenerentola di Rossini si distacca in modo decisivo da quest’ultima – conclude Barbieri – sparito ogni tratto di carattere magico e surreale, nella drammaturgia del libretto emerge con forza la cruda e amara realtà”.
   

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