
Le macerie dopo l’esplosione in via Principessa Maria a Sassari.
In via Principessa Maria, a Sassari, a quattro mesi dall’esplosione che ha distrutto una palazzina e spezzato una vita, il tempo sembra essersi fermato. Tra i detriti e la polvere, il silenzio del cantiere abbandonato racconta più di molte parole. Quel 30 giugno, due bombole di gas provocarono il crollo parziale dell’edificio, causando la morte di Antonello Lambroni, geometra di 63 anni, deceduto in ospedale dopo giorni di agonia.
Oggi l’area è stata dissequestrata, ma nulla sembra cambiato: transenne arrugginite, automobili schiacciate e cumuli di macerie resistono come un monumento al dolore. Domani i proprietari, accompagnati dai vigili del fuoco e dalla polizia locale, effettueranno un sopralluogo per avviare la bonifica promessa dal Comune entro la fine dell’anno.
Nel frattempo, il quartiere San Vincenzo ha ripreso la sua routine. Le scuole hanno riaperto, i ragazzi attraversano ogni mattina le strade vicine e la discoteca del rione torna a riempirsi di musica. Ma per chi vive di fronte a quel palazzo, il contrasto è straziante. I residenti denunciano degrado, incuria e tentativi di sciacallaggio tra le rovine. Via Principessa Maria resta una ferita aperta, simbolo di un dolore che la città non ha ancora saputo guarire.
Fonte originale e approfondimento: Sassarioggi

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