A quasi cinquant’anni di distanza, Fausto Fadda, primo sindaco socialista di Sassari, rievoca la storica svolta del 6 settembre 1975. Un’alleanza progressista di PCI, PSI, PSDI e Partito Sardo d’Azione ruppe il monopolio democristiano post-bellico, aprendo Palazzo Ducale a nuove prospettive. Fadda, allora 34enne, divenne il simbolo di un cambiamento atteso dai sassaresi, nonostante l’opposizione dei poteri forti.
La sua giunta affrontò sfide monumentali: dalla lotta serrata contro la speculazione edilizia che minacciava aree come l’Argentiera, Stintino e Sant’Orsola, alla riorganizzazione dell’igiene urbana, simboleggiata dall’episodio dell’asino in municipio. Fadda ricorda la stampa ostile, controllata da interessi economici, superata con conferenze stampa quotidiane, e persino un inedito dialogo con l’Arcivescovo Paolo Carta.
Il coinvolgimento della popolazione e dei comitati di quartiere fu cruciale per decisioni difficili, come la demolizione di costruzioni abusive a Li Punti. L’esperienza di Sassari divenne un “laboratorio” politico che ispirò altre giunte di sinistra in Italia. Nonostante il cruccio per l’urbanizzazione disordinata dell’agro, Fadda rivendica con orgoglio un programma di condivisione e tutela del territorio che, dopo mezzo secolo, resta sorprendentemente attuale, una visione pionieristica per la provincia di Sassari.
Fonte originale e approfondimento: Lanuovasardegna


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