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Usa 2024, Obama lancia Kamala Harris: ‘Yes, she can’

La speranza è tornata negli Stati Uniti con Kamala Harris e Tim Walz. Parola di chi con il concetto di ‘hope’ è diventato il primo presidente nero degli Stati Uniti e di chi è diventata la più carismatica First Lady americana, ancora oggi fonte d’ispirazione per milioni di persone: Barack e Michelle Obama. La coppia d’oro dei democratici è tornata nella sua città, Chicago, ed ha infiammato la convention contrapponendo l’America di Harris – ottimista, diversificata, plurale, aperta, compassionevole – contro quella oscura, divisa e intrisa d’odio di Donald Trump. “Yes she can”, ha detto Barack dedicando ad Harris il suo iconico slogan, subito adottato dalla folla.
 
“Siamo pronti per la presidente Kamala Harris. È una persona che ha passato la vita a lottare per le persone che hanno bisogno di una voce”, ha sottolineato Obama tra gli applausi. “Non abbiamo bisogno di altri quattro anni di caos”, ha poi detto attaccando Trump. “Abbiamo visto quel film e il sequel di solito e’ peggiore”, ha incalzato.
 
Vent’anni fa a Boston il 42enne senatore Obama salì per la prima volta sul palco di una convention democratica. Un oratore insolito per un evento così importante, “un ragazzino magro con un nome buffo” si era definito all’epoca, ma quella notte stregò i democratici andando ben oltre il compito di presentare il candidato John Kerry. Oggi, parlando di Harris si è detto “pieno di speranza per i ragazzini dal nome buffo”, come lui e Kamala.
 
E di ‘hope’ ha parlato l’ex First Lady Michelle nel suo discorso acclamato dai delegati della convention quanto se non di più di quello del marito. “Qualcosa di magico sta accadendo non solo in questo stadio ma fuori da qui. La speranza sta tornando”, ha detto definendo Harris “la mia ragazza”. “E’ più che pronta a diventare presidente. E’ una delle persone più qualificate ed esperte che hanno corso per la presidenza ed è quella che ha più dignità”, ha sottolineato.
Anche Michelle non ha risparmiato attacchi al tycoon. “Chi glielo dice che il lavoro che che vuole adesso è un lavoro da neri”, rievocando le frasi razziste dell’ex presidente. E a proposito delle sue insinuazioni secondo cui Kamala Harris e altri democratici “non sono veri americani”, tra cui il marito, ha chiarito: “Nessuno ha il monopolio su cosa significhi essere americano, nessuno”.
Prima degli Obama sul palco di Chicago era salito il second gentleman Doug Emhoff. “Kamala è una guerriera gioiosa. Sta facendo per il suo Paese quello che ha sempre fatto per le persone che ama. La sua passione andrà a beneficio di tutti noi quando sarà la nostra presidente”, ha detto colui che potrebbe diventare il primo first gentleman nella storia americana.
 
Nel frattempo Kamala e Walz erano a Milwaukee, per un comizio nel forum in cui un mese fa i repubblicani hanno tenuto la loro convention. “Ieri, senza neanche un momento di esitazione, Donald Trump ha riposto no a chi gli chiedeva se avesse dei rimpianti per l’abolizione della Roe v. Wade. Nessun rimpianto. Ci assicureremo che ne paghi le conseguenze a novembre”, ha avvertito la candidata democratica che poi, in collegamento con la convention dem, ha ringraziato per la nomination con la ‘call roll’ celebrativa a suon di musica dei delegati.
 
Per la campagna sono giornate di grandi successi se si considera non solo il buon andamento della della kermesse (con oltre 20 milioni di telespettatori che l’hanno seguita il primo giorno) ma anche la raccolta di quasi mezzo miliardo di dollari da quando il presidente Joe Biden ha abbandonato la corsa alla Casa Bianca.
 

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