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Sfregio eolico a Capo Caccia: chiesti 38.200 campi da calcio in mezzo al mare per piazzare 54 pale e un cavidotto

L’ultimo baluardo preso di mira dai signori del vento è Capo Caccia. Lo sfregio delle pale è pronto ad attaccare anche l’oasi naturalistica di Alghero, un vero e proprio paradiso terrestre, intonso ed esclusivo, protetto e irripetibile.
Gli svedesi di Avenhexicon, joint venture al 50% tra una società impegnata nello sviluppo di rinnovabili, Avapa Energy srl, sede a Bologna, e la svedese Hexicon A.B., sede nel cuore di Stoccolma, chiedono uno specchio di quell’acqua cristallina davanti a Capo Caccia di 382 km quadri (ben 38.200 campi da calcio in mezzo al mare) per piazzare 54 pale eoliche alte 332 metri e un cavidotto marino di circa 41 km fino al molo sopraflutto del porto di Alghero.
Parliamo di una zona che è oasi protetta dal 2002, dichiarata tale per tutelare l’area tra Punta Giglio e Capo Caccia. Sarebbe un colpo letale per turismo, navigabilità e pesca, e persino per il Santuario dei Cetacei.
Gli svedesi dovranno fare i conti con altri progetti di devastazione marina di quella parte di Sardegna. C’è il progetto Mistral di Acciona (32 pale da Bosa a S’Archittu), e c’è Alg, dei tedeschi di BayWa, 34 aerogeneratori da Bosa a Cabras.
Tutti i dettagli nell’articolo di Mauro Pili su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale© Riproduzione riservata

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L'Unione Sarda

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