Convertiti sulla via di Saccargia, come si conviene ai petrolieri del sole e del vento. Dell’antica Basilica e di quella infinita distesa di monumenti nuragici che la circonda non gli importa niente, il vil denaro, tradotto in incentivi con molti zero, per questi signori viene prima di tutto. Non è un caso che quel museo a cielo aperto, tra Logudoro e Meilogu, sia oggi il bersaglio preferito dei novelli consumatori a buon mercato di paesaggi e storia.
Hanno scelto di devastare quel proscenio perché a due passi da quel campanile “cesellato” di pietre bianche e nere, nel territorio di Codrongianus, Terna, il braccio elettrico dello Stato, ha deciso di “piantumare” batterie e trasformatori, giusto per rendere la Sardegna ancor più una colonia energetica di Roma. In teoria un “accumulatore seriale” di energia rinnovabile, costruito su una superficie pari a 33 campi da calcio, tutti dedicati allo stoccaggio energetico.
I numeri non raccontano sino in fondo lo scempio che rischia di consumarsi su quell’orizzonte millenario, ma sono una fotografia senza appello della devastazione che incombe. I parchi eolici proposti intorno a quell’oasi monumentale sono sette, per complessive 87 ciclopiche pale da 200 metri d’altezza ciascuna, per ben 480 megawatt di potenza elettrica, quasi quanto la centrale di Fiumesanto, tutto tra Ploaghe, Nulvi, Osilo e Codrongianus. Ai piani eolici si aggiungono quelli fotovoltaici e agrivoltaici che circondano l’intera area. I progetti presentati superano i 526 megawatt, pari a 2000 ettari di pannelli.
Insomma, da paesaggio storico a paesaggio industriale: la somma dei megawatt di fotovoltaico e eolico porta ad una potenza elettrica di oltre 1000 megawatt, la stessa necessaria per dare energia a quasi un milione di utenti. Nulvi, Ploaghe e Codrongianus, messi assieme, però, non superano nemmeno i 9mila abitanti.
Tutti i dettagli nell’articolo di Mauro Pili su L’Unione Sarda in edicola e sull’edizione digitale© Riproduzione riservata
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