Vincite al gioco online per 50mila euro mai dichiarati perché mai avuti.
Questa la disavventura di una 40enne sassarese accusata di aver omesso di indicare gli ipotetici redditi conseguiti negli anni 2017-2018, e le variazioni patrimoniali tra 2019 e 2020, al momento di chiedere il reddito di cittadinanza.
Ma oggi assolta in tribunale a Sassari, con il rito abbreviato, per “la tenuità del fatto” dalla giudice Caterina Serra dopo che il pm Andrea Giganti ne aveva chiesto la condanna, per quanto nei limiti minimi previsti dalla legge.
L’imputazione della donna poggiava sulle somme riscontrate e solo in teoria vinte online, d’entità consistente, in particolare nel periodo 2019-2020.
Come è stato però dimostrato carte alla mano nel processo dall’avvocata difensore Laura Canu, quelle cifre non sono mai transitate sul conto corrente della signora. E per la ragione più semplice: una volta ottenute venivano di nuovo reinvestite nel gioco tanto che, alla fine, il rapporto tra dare e avere era zero. Resta, in linea generale, il problema che non tutti i cittadini sono informati che, tra le informazioni da trasmettere al Caf per la misura di sostegno, rientra anche il capitolo delle somme vinte al gioco.
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