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Portovesme: sigle metalmeccanici, Glencore riavvi impianti

Appello a istituzioni, ‘subito soluzione strutturale su energia’

“Serve il massimo sforzo affinché le produzioni di piombo e zinco possano trovare continuità nella Sardegna sud-occidentale, in quanto materie mai messe in discussione dalla richiesta del mercato: la Glencore, a fronte delle aperture della credibilità da parte delle istituzioni, riavvi gli impianti, improvvidamente fermati”. Lo chiedono le segreterie di Fiom, Fsm e Uilm del Sulcis in vista dell’incontro al Mimit di lunedì 3 aprile.
    “Glencore dimostri rapidamente la fattibilità delle annunciate riconversioni, dal punto di vista ambientale, produttivo occupazionale e ne garantisca la partenza in tempi legati alle graduali fermate dei reparti, in modo che il territorio non possa subire ulteriori shock derivante dalle perdite di lavoro – dichiarano in una nota – e le istituzioni risolvano strutturalmente il problema energetico, lo faccia urgentemente, perché il tempo in questa vertenza non è una variabile indipendente, in modo che le aziende energivore non debbano abbandonare l’Italia, prassi che il nostro territorio ha subito troppe volte”.
    Secondo i sindacati dei metalmeccanici, che rappresentano le centinaia di lavoratori delle ditte d’appalto degli stabilimenti di Portovesme e San Gavino, “emerge con sempre maggiore forza, l’intenzione della proprietà, di trasferire in altri paesi, le produzioni di piombo e zinco; se questa volontà si concretizzasse, si tradurrebbe nella conseguente e definitiva fermata degli impianti del KSS e conseguentemente della fonderia di San Gavino, della lisciviazione, dell’arrostimento, di gran parte dell’elettrolitico – osservano – rimarrebbero in marcia i reparti SX, una piccola parte dell’elettrolisi e i forni Weltz, ossia quel reparto con il maggiore ritorno economico, che brucia i famosi fumi di acciaieria”.
   

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