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Il gran giurì incrimina Donald Trump, prima volta per un ex presidente Usa

“Zero, zero. Il presidente Trump non accetterà alcun patteggiamento. Non succederà. Non c’è alcun crimine”. Così in un’intervista a NBC News, uno dei legali di Trump, Joe Tacopina, esclude un patteggiamento nell’incriminazione sul caso di Stormy Daniels. Trump inizialmente e’ rimasto davvero “scioccato” dall’incriminazione, ha aggiunto Tacopina.

Joe Biden non ha voluto commentare l’incriminazione di Donald Trump. Lo riferiscono i giornalisti al seguito del presidente americano in partenza per il Mississippi.

Trump ha cenato ieri sera in pubblico nel suo resort di Mar-a-Lago, in Florida, con la moglie Melania e i suoceri dopo la notizia della sua incriminazione a Manhattan. Il tycoon era scuro in volto ma, secondo fonti informate, ha voluto ostentare calma e sicurezza, con al fianco l’ex first lady sorridente fasciata in un abito rosso, come si vede da alcune foto pubblicate sui media Usa.

“Arrestatelo e buttate le chiavi”. E’ uno dei cartelli agitati davanti alla procura di New York da un piccolo gruppo di anti-Trump che festeggia l’incriminazione dell’ex presidente. “Trump dice bugie tutto il tempo”, si legge su un altro striscione. Al momento comunque la presenza dei media e quella delle forze dell’ordine supera quella dei manifestanti. L’allerta nella Grande Mela è alta per l’arrivo di Trump che, secondo indiscrezioni, dovrebbe consegnarsi alla polizia martedì. A tutti gli agenti del New York Police Department è stato chiesto a partire da oggi di indossare l’uniforme come “misura precauzionale”.

Donald Trump è stato incriminato ieri dalla procura di Manhattan per il pagamento di 130.000 dollari alla pornostar Stormy Daniels per farla tacere sulla loro relazione. Il tycoon diventa così il primo ex presidente a essere incriminato nella storia americana. La decisione del gran giurì è destinata ad avere ripercussioni senza precedenti sulla politica statunitense oltre che a influenzare la corsa alla Casa Bianca per il 2024, anche se non fermerà quella del tycoon. Che ha già reagito attaccando: “E’ una persecuzione politica e una interferenza elettorale”, “una caccia alle streghe che si ritorcerà contro Biden”.

Trump potrebbe consegnarsi alle autorità di Manhattan martedì prossimo per la formalizzazione delle accuse a suo carico dopo l’incriminazione nel caso Stormy Daniels. Lo riferisce al New York Times uno dei suoi avvocati, Susan R. Necheles.Inoltre la Cnn, citando due fonti a conoscenza del caso, informa che l’ex presidente deve affrontare oltre 30 capi di accusa di frode aziendale
nell’inchiesta da parte della procura di Manhattan. 

Il voto del gran giurì è arrivato a sorpresa visto che i giurati avrebbero dovuto valutare nella giornata di oggi altri casi e poi prendersi una pausa fino alla fine di aprile. Neanche lo staff di Trump si aspettava una decisione e probabilmente neanche l’ex presidente che in queste ore a Mar-a-Lago sta valutando le sue prossime mosse. Le accuse precise mosse nei suoi confronti non sono ancora state rese note, almeno al pubblico. Cosa accadrà ora e quando Trump è chiamato a presentarsi alla procura non è ancora chiaro: i dettagli devono essere definiti dal Secret Service con le autorità di New York, anche se il legale dell’ex presidente ha assicurato che il suo assistito si presenterà spontaneamente e si sottoporrà alle procedure del caso, dalle impronte digitali alle foto. In tal caso dovrebbe essergli risparmiata l’umiliazione dell’arresto. Uno dei suoi avvocati, Susan R.Necheles, citata dal New York Times, ha detto che il tycoon potrebbe consegnarsi alle autorità di Manhattan martedì prossimo per la formalizzazione delle accuse a suo carico.

La polizia della Grande Mela è da giorni in allerta per possibili manifestazioni e proteste visto che l’ex presidente, rievocando una retorica simile a quella dell’assalto al Congresso, ha invitato i suoi sostenitori a scendere in piazza e a farsi sentire. E proprio uno scenario simile a un nuovo 6 gennaio è quello che fa più paura e ha spinto le forze dell’ordine di New York a rafforzare le misure di sicurezza e i controlli online, dove alcuni da giorni gridano alla ‘guerra civile’ in difesa di Trump. “Nessuno è al di sopra della legge. Questa incriminazione è solo l’inizio”, commenta a caldo Michael Cohen, l’ex legale del tycoon divenuto poi il suo principale accusatore. I repubblicani gridano già allo scandalo pur non conoscendo le accuse precise: parlano di una decisione “oltraggiosa”. Eric Trump, il figlio dell’ex presidente, definisce l’incriminazione come un attacco a un rivale politico. Il suo riferimento è ai democratici e a Alvin Bragg, il primo afroamericano procuratore di Manhattan. In casa dei democratici al momento tutto tace, così come alla Casa Bianca di Joe Biden. L’incriminazione alla pornostar è solo una delle inchieste aperte a carico di Trump, la cui situazione legale potrebbe complicarsi con l’avvicinarsi del voto. Fra le indagini aperte ci sono quelle sul 6 gennaio, quelle sulle interferenze sul voto in Georgia e quelle sulle carte segrete trovate a Mar-a-Lago.

Sostegno è arrivato dallo speaker della Camera, Kevin McCarthy, il quale – parlando del procuratore – ha detto che “ha danneggiato irreparabilmente il nostro Paese nel tentativo di interferire nelle elezioni presidenziali”. Appoggio anche dall’arcinemico dell’ex presidente, Ron DeSantis. “La strumentalizzazione del sistema giudiziario per far avanzare un’agenda politica capovolge lo stato di diritto ed è anti-americana”,  le sue parole. DeSantis ha anche aggiunto che la “Florida non risponderà alla richiesta di estradizione”. E anche l’ex vicepresidente Mike Pence ha commenatto che “L’incriminazione di Donald Trump è scandalosa”. Secondo Pence, “per milioni di americani l’incriminazione non è altro che una mossa politica”. “Accusare un ex presidente”, ha sottolineato, è un “disservizio al Paese che dividerà ulteriormente gli americani”

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Ansa

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