
Il direttore Arghittu: «Gli studenti rimasti sono meno del 20 per cento Impossibile garantire la distribuzione dei pasti, ma ci stiamo organizzando»
Tocca anche l’Ersu l’emergenza Coronavirus, con il direttore generale Antonello Arghittu che ha diramato due avvisi per gli studenti datati 5 marzo. «Era una scelta inevitabile – spiega – dolorosa, meditata, ma inevitabile. Le prescrizioni del decreto sono giustamente rigide. E non potevamo gestire la mensa rispettandole. Il rischio inoltre, in questo momento in cui tutto si sviluppa e cambia giorno per giorno, sarebbe stato alto e inutile da correre. Abbiamo preferito chiudere, considerando che con la chiusura dell’Ateneo l’attività sarebbe stata comunque fortemente ridotta. E approfitteremo di questi giorni per fare una sanificazione profonda dei locali».
Difficile fare previsioni, ma se l’Ateneo dovesse riaprire: «Troveremo il modo di offrire supporto agli studenti. Probabilmente mettendo in piedi un servizio di take away, che abbiamo già sperimentato di recente e che ha funzionato bene. Certo in questo caso ci sono molti atri fattori da tenere in considerazione. E quindi speriamo di avere le informazioni con un certo anticipo per poterci organizzare al meglio».
Diversa invece la scelta per le residenze universitarie, che restano aperte. «Ho parlato con i ragazzi – spiega Arghittu – e sono stati molti seri e recettivi. Non me la sono sentita di mandare via quelli che hanno oggettivi problemi a rientrare a casa, soprattutto gli Erasmus, ma anche gli studenti che stanno frequentando tirocini, o preferiscono rimanere a Sassari. Abbiamo chiuso le sale studio, e sospeso il ricevimento di esterni. Le cucine restano in funzione raccomandando di evitare il sovraffollamento e di assicurare una frequente areazione. L’invito per gli studenti attualmente non presenti nelle residenze e di non fare comunque rientro. I ragazzi presenti, che sono rimasti meno di 100 rispetto agli oltre 500 che alloggiano di solito, hanno capito benissimo la situazione, e tutto è assolutamente sotto controllo». L’invito è alla prudenza ma anche alla calma. «Noi siamo qui gli uffici, anche se chiusi al pubblico, sono raggiungibili via email e via telefono. Terremo aggiornati i ragazzi».
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