
Il progetto per trasformare l’area in un parco è finito nel dimenticatoio Associazioni e residenti al ministro: «Metta sotto tutela l’area e ci aiuti»
Abbastanza per convincere il volenteroso gruppo di cittadini e associazioni (in particolare il Comitato “Ambiente Sassari”) che da anni combatte una fiera battaglia per mettere in sicurezza la zona e trasformarla in un parco pubblico, a prendere carta e penna e scrivere direttamente al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. La richiesta ufficiale rivolta al ministro è di «dotare la Soprintendenza di Sassari di ulteriori mezzi che consentano all’istituzione di operare con maggiore tempestività per la tutela del patrimonio storico e ambientale del Nord Sardegna», ma il cuore della lettera è nascosto poche righe più avanti: «Le rappresentiamo la speranza che il faticoso ed entusiasmante iter del nostro progetto possa arrivare, anche grazie all’apposizione del vincolo del Mibact che sancisca l’importanza storica del complesso, a una rapida conclusione. Voglia considerare il nostro progetto un esempio virtuoso di collaborazione tra cittadini e istituzioni per il recupero e riuso pubblico di vestigia storiche, volte anche a migliorare la qualità della vita nella nostra città. Il nostro giardino pubblico nel centro cittadino, dalla significativa superficie di 4000 mq col recupero del fabbricato, vuole svolgere un ruolo educativo e divenire il simbolo concreto di un fattivo rapporto tra cittadini e istituzioni di cui oggi c’è urgente bisogno».
Ed effettivamente l’area su cui si chiede l’interessamento personale del ministro è un vero concentrato di storia della città. A iniziare dal muro seicentesco, sopravvissuto alla demolizione settecentesca del “convento dei contrabbandieri”, e alle vicissitudini dei secoli successivi, che ha un enorme valore storico. Non foss’altro perché ha permesso allo studioso Piero Atzori di riportare alla luce la storia, e la reale collocazione, di un luogo misterioso quando leggendario: lu Càimini vecciu. Una storia affascinante, scoperta cercando di salvare un altro monumento cittadino, che sorge nella stessa zona che è al centro da anni di una furiosa battaglia da parte del gruppo di residenti e associazioni che l’hanno salvato dal cemento e lavorano per trasformarlo in un parco pubblico: l’area dell’ex orto botanico vicino al Meridda. Il comitato si è da tempo attivato per chiedere la tutela della soprintendenza, e per convincere l’amministrazione (che nel Puc ha cambiato la destinazione dell’area riportandola a uso pubblico) a creare un giardino aperto alla città, per il quale lo stesso comitato ha già donato un progetto. E che potrebbe diventare un parco della memoria, visto che a pochi metri di distanza sorgevano le forche vecchie, dove vennero giustiziati i protagonisti, spesso dimentica ti, dei moti angioyani. Per dare impulso al progetto, e una scossa dell’amministrazione, serve “il crisma” della soprintendenza. O, si spera, una decisa spinta da parte del ministro.
continua a leggere su: La Nuova Sardegna
GIPHY App Key not set. Please check settings