
Una patina di due centimetri sopra le lapidi, per ripulire il guano occorre più di un’ora e mezza
Il giorno prima delle visita del Presidente della Repubblica Mattarella (poi saltata), gli addetti del Comune con le idropulitrici avevano tirato a lucido le tombe lungo il percorso previsto. La mattina successiva gli uccelli, dall’alto dei loro rami, avevano ricolorato ogni cosa. Dice la direttrice del cimitero Angela Carta. «Avevamo installato il dissuasore acustico, partiva alle 17,30, ogni due minuti emanava il boato, e andava avanti sino alle 6 del mattino. La sera stessa che è entrato in funzione, è arrivata una chiamata in questura per disturbo alla quiete pubblica. L’abbiamo dovuto rimuovere immediatamente». Ci sarebbe l’opzione dei falconieri: «Una soluzione forse efficace ma decisamente onerosa. Lavorano con contratto annuale, e il compenso è di 5mila euro. Una cifra troppo alta per il nostro budget». Così l’unica speranza è che arrivi il momento delle migrazioni e gli storni decidano di cambiare lidi. Nel frattempo chi sta nel mondo di superficie cerca di restituire un po’ di dignità a chi si trova nell’aldilà. «Io utilizzo lo sgrassatore Chante Clair – spiega una signora – occorre un po’ di pazienza, ma alla fine scioglie tutto». E di pazienza ne ha da vendere il marito, che secchio nella mano destra e secchio nella sinistra, fa su e giù dalla tomba alla fontana. Perché l’acqua, dopo due passate di scopa, è già lurida da far schifo. Un’altra signora invece ha chiesto consulenza al proprio marmista: «Gli escrementi sono acidi e se non si puliscono corrodono le lapidi. Mi hanno consigliato il bicarbonato, ma ci vorrebbe il lanciafiamme».
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