

La società dei fratelli Erre aveva intentato una causa per interessi troppo alti La Cassazione ha dato loro ragione e ieri sono intervenuti gli ufficiali giudiziari
Si sono vissuti attimi di tensione per tutta la mattinata, ma alla fine ha vinto il buon senso e gli ufficiali giudiziari nel primo pomeriggio di ieri sono riusciti a convincere i funzionari della filiale di via Vittorio Emanuele a Torino – del più grosso istituto di credito italiano – a staccare un assegno da 140mila euro senza l’intervento delle forze dell’ordine. Il provvedimento del tribunale ordinario del capoluogo piemontese, firmato dal giudice Annalisa Fanini, è l’ultimo capitolo di un’odissea giudiziaria che ha visto i fratelli sassaresi Alberto e Paolo Erre, titolari della società Rockhaus Blu Studio, trionfare contro il colosso bancario dopo anni di processi e aule giudiziarie.
Era iniziato tutto con un prestito di 250 milioni di lire che la società sassarese, il principale studio di registrazione e produzione discografica in Sardegna, aveva preso con Banca Intesa San Paolo più di venti anni fa. Nel 2011 i fratelli Erre si erano rivolti all’avvocato sassarese Vittorio Delogu convinti di aver già restituito abbastanza interessi all’istituto di credito.
In primo grado a Sassari il processo era andato male e addirittura era stata Banca Intesa ad avanzare una richiesta di 100mila euro. I due imprenditori non si erano fatti intimorire e prima in appello e poi in Cassazione hanno visto trionfare le loro ragioni. La Corte Suprema ha stabilito infatti che era Banca Intesa a dover sborsare 113mila euro in favore dei fratelli Erre per aver applicato al prestito un tasso d’interesse troppo alto. Qualche giorno fa è arrivato il decreto ingiuntivo del tribunale e gli ufficiali giudiziari si sono presentati allo sportello. Per una volta la banca si è trovata nei panni solitamente indossati dai clienti, quelli del pignorato. Ieri mattina è stato proprio l’avvocato Delogu a ricevere dalla mani degli ufficiali giudiziari a Torino l’assegno che comprende anche le spese legali e di procedura. «Al di là dei nostri sforzi professionali e del risultato ottenuto – commenta soddisfatto l’avvocato Delogu – da cittadini rimaniamo sconfortati dal constatare come per anni l’istituzione banca abbia preteso dai correntisti indebitamente interessi a volte anche usurari. Tra le tante ragioni di una perdurante crisi dell’impresa italiana certamente vi è il distorto operare dell’istituzione banca. Comunque stavolta – conclude il legale – è toccato proprio a un istituto bancario subire un pignoramento da un creditore correntista».
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